#7

 

di Giuseppe Felici rossointoccabile

 

La Cerca (4 di 5)

 

Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica di aeronautica, il calabrone non può volare, a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare.

Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare.

Igor Sikorsky

 

Terra. San Francisco. Ufficio di Jason Sloan

- Domani abbiamo la prima udienza. Se tutto va bene e non ci saranno obiezioni da parte di vostri familiari dovremmo cavarcela facilmente.

- Hanno risposto alle vostre sollecitazioni, avvocato Sloan?

- Chiamami Jason, Arthur, per favore. No, il mio ufficio non è riuscito a mettersi in contatto con loro, ragione in più per pensare che non si presenteranno, ma non si può mai essere certi.

Comunque possiamo stilare una lista di possibili testimoni, da sentire nella seconda udienza, sempre che accettino.

 

Luna. Base della Guardia.

Drax e Dragoluna attraversano la Porta ed entrano nella sala, ora vuota senza le file di robot da costruzione che vi stavano ammassati.

Entrano nella sala di comando dove, come sempre, Gamora e K’lrt sono affaccendati attorno agli strumenti. Dragoluna modifica telecineticamente le molecole del suo tailleur fino ad ottenere una tuta aderente viola attraversata da fasce zigzaganti giallo-dorate sia un corrispondenza della cintura che del decolté. Stivali e guanti giallo-dorati. Gamora si volta ad osservarla, mentre Drax si allenta la cravatta e si getta su una poltrona raccogliendo al volo il libro abbandonato uscendo: Underworld di Don DeLillo.

- Vedo che stai adottando uno stile preciso, Heather.

- Certo, gia da quando stavo con i Vendicatori era la miglior disegnatrice di costumi sulla piazza, perché non dovrei approfittare del suo talento? Comunque non chiamarmi così, almeno se non siamo in pubblico. Come va il libro, padre?

- Interessante, era molto che non ne leggevo, grazie alle capacità di questo corpo spero di recuperare in fretta.

- È il quattordicesimo questo mese, se non combattiamo più spesso finirai in fretta tutte le biblioteche della Terra.

- Non preoccuparti K’lrt lo spazio è vasto. Inoltre, da quando non avverto più l’insopprimibile bisogno di uccidere Thanos, evento sul quale il fato di Kronos o le azioni della mia figlioletta hanno sicuramente influito, ho voglia di fare anche altre cose, oltre che combattere.

- Voi terrestri, siete pazzi.

Dragoluna muove alcuni comandi sul comunicatore che si trova davanti e sullo schermo compare il volto di sintesi di I.S.A.A.C.

- Buongiorno, eletta, a cosa devo il piacere?

- Devo parlare con il tuo padrone, intelligenza. Quando può trovare un po’ di tempo per me?

- Anche subito, mia cara, se hai la pazienza di aspettare un paio di minuti che termini un’altra conversazione.

 

Terra. Monaco. Atrio della Banca di Monaco.

Adam Warlock, nel suo completo nero, una rosa di Kirtnah all’occhiello, si avvicina alla porta. Appoggia una delle valigette che tiene in mano sul nastro trasportatore che attraversa il congegno di sorveglianza a raggi x. Con l’altra in mano si appresta ad entrare. La guardia all’ingresso, sollevato dal fatto che lo strano individuo non faccia scattare il metal detector ne gli altri sensori della porta si gira verso la valigetta che sta passando e rimane di stucco, fissando lo schermo.

- Mi spiace signore, ma il sensore non riesce ad attraversare il rivestimento metallico della sua valigetta, devo aprirla.

- Non c’è nessun rivestimento metallico, ma prego, la apra pure.

La guardia fa per sollevarla, ma la valigetta non si muove.[1]Lasci che le dia una mano.

Warlock solleva con indifferenza l’inamovibile oggetto e lo appoggia sul tavolo di controllo. La guardia apre le serrature e resta di stucco. – C-c-c-redo che possa andare.

Adam si avvicina al bancone, appoggia il suo bagaglio davanti al cassiere stupito ed apre le valigette. All’interno file di lingotti d’oro e diamanti, grezzi, grandi, per lo più, come nocciole.

- Può chiamare il direttore? Vorrei aprire un conto.

 

Luna. Base della Guardia.

Adam Warlock attraversa la Porta.

- Come è andata?

- Bene, K’lrt, esattamente come ci aspettavamo, del resto. Quando hanno visto il contenuto delle mie valigette sono diventati subito ossequiosi, mi hanno fatto anche i complimenti per il magnifico fiore.

Adam toglie il fiore dall’asola, sfila la fiala che lo teneva fresco e manipola la materia per riattaccarlo alla pianta dalla quale lo aveva tolto poco prima. - Qui sta sicuramente meglio. E a voi come è andata?

- A San Francisco bene. Per prudenza ho iniziato a contattare dei possibili testimoni. Ma non c’è molta gente che mi venga in mente. Ho sentito Mentore, su Titano, che mi è sembrato abbastanza abbattuto, probabilmente per il padre. È vero che lo ha visto morire altre volte, ma non si può mai sapere. Comunque ha accettato di venire a testimoniare. Sloan sta già curando le questioni legali. Di fatto Titano è o non è uno stato riconosciuto? E ufficio stampa dello studio cerca in tutti i modi di dare il giusto risalto mediatico alla cosa. Fin troppo alecremente, per i miei gusti.

- Prova a sentire Eros, è stato anche lui nei Vendicatori e il suo gruppo ha iniziato ad operare da poco, di sicuro può avvalorare la testimonianza del padre.

- Provate a cercare Thanos, è stato testimone diretto degli inizi della storia.

Tutti si voltano verso Pip, appena entrato nella sala, Dragoluna lo fulmina con uno sguardo di ghiaccio. A sentir nominare il suo atavico avversario anche Drax solleva lo sguardo dal libro.

- Non mi sembra una buona idea, non è considerato esattamente un testimone affidabile. Piuttosto altri Vendicatori. Wasp, che se non sbaglio guida il gruppo attualmente e Visione, che è a capo dell’analogo dell’ONU. Chi altri?

- Al momento non mi viene in mente nessuno di affidabile, ma hai così tanta paura che i tuoi parenti possano opporsi?

- In realtà no, Adam, ma è meglio essere preparati.

- Non vorrei interrompere il vostro interessante discorso sui costumi familiari terrestri ma credo di avere un segnale. Ma mobile, una nave probabilmente, ed in pieno spazio dei colonizzatori.

- Può essere un problema, e non piccolo. Andiamo, e portiamoci dietro la nave.

- Si, così Heather può continuare con le sue telefonate.

- Pip, taci e trasportaci.

Il volto di Dragoluna è alterato dalla rabbia mentre pronuncia queste parole.

 

Terra. Qualche posto in Virginia.

È notte. Da fuori il complesso può sembrare un capannone, un magazzino di interscambio o di controllo del modello produttivo del just-in-time, a giudicare dai container parcheggiati. Un’attività piccola, comunque, che non vale l’attenzione di nessuno.

I tre agenti dello S.H.I.E.L.D. scendono le scale stupiti, di certo non è questo che si aspettavano, quando sono stati mandati qui in missione punitiva. Giungono ad un ascensore.

- Che posto è questo?

Uno dei due agenti del FBI che li accompagnano li guarda in cagnesco. L’altro, leggermente più intelligente risponde, seppur fra i denti.

- Qui sotto c’è un deposito sotterraneo dove il governo ha nascosto roba per lo meno a partire dalla prima guerra mondiale. Per come la vedo io non c’era bisogno di coinvolgere voi buffoni dell’ONU, ma ogni singola lista che documentava quel che è depositato qui è sparita. A noi il “piacere” di catalogare la merce depositata qui.

- Poteva andare peggio. Davanti a loro una enorme sala stipata di casse di tutte le dimensioni, ammucchiate le une sulle altre.

- Infatti.

Fa il secondo agente del FBI dirigendosi verso uno sgangherato muletto li vicino. – Ci sono altre 17 stanze come questa.

- Ma non preoccupatevi, mandano qui chiunque si conquisti una missione punitiva, avremo compagnia.

 

Spazio. Non lontano da una nave dei colonizzatori righelliani.

La nave della Guardia si materializza ed inizia ad inviare un segnale identificativo attraverso lo spazio.

Effettua una lenta manovra di avvicinamento.

La massiccia figura allungata della nave, scura contro le stelle, è punteggiata di luci. File e file di oblò dai ponti, luci di manovra per i lavori extraveicolo ed uno sciame di navi più piccole che si affollano attorno alla titanica ammiraglia.

La Yamato, come Pip ha battezzato l’incrociatore facendosi una risatina e prendendosi un’occhiataccia da Adam nello stupore generale, entra nello sciame.

 

Terra. Idhao.

La canoa sembra persa sul fiume impetuoso, schiacciata dallo sconfinato paesaggio incontaminato che la circonda. I due uomini, apparentemente di città, visto che è difficile vedere un afroamericano e un bianco così affiatati da queste parti, stanno pagaiando con foga nella corrente.

- Pare che non ci sia traccia di problemi. L’afroamericano si gira verso l’amico, alle sue spalle. - Nient’altro che aria pulita, acqua e un panorama che ti fa venir voglia di star qui per sempre.

- Per quanto mi piaccia il paesaggio, la mia impressione è che stiamo perdendo tempo.

- Hai intenzione di isolarti di nuovo nella musica? Che cos’è questa volta?

- Bad moon rising dei Sonic youth.

- Ma ascolti mai qualcosa di più commerciale? – Mai – In questo modo non risolverai certo i tuoi problemi di socializzazione. Ma mi stai ascoltando?

I due si perdono nei loro pensieri mentre affrontano la corrente impetuosa.

 Ad un certo punto l’afroamericano fa all’altro. – Togliti quelle cuffie, amico, sta succedendo qualcosa.

Dal fondo del fiume emergono dei sommozzatori che si dirigono verso la canoa. I due imbracciano le armi abbandonate sul fondo della canoa. La battaglia, seppur violenta, è drammaticamente breve.

 

Spazio. Yamato. Ponte di comando

Adam Warlock apre il comunicatore, sullo schermo appare l’immagine di un colonizzatore, sul casco l’emblema del suo grado. – Avremmo bisogno di un colloquio urgente col comandante della nave. Secondo i nostri strumenti avete a bordo un oggetto che ci appartiene e che può essere estremamente pericoloso per voi.

- Il suo avvertimento suona come una minaccia. Cosa vi fa pensare che noi si sia in grado o si voglia soddisfare la vostra richiesta? O che possiate rappresentare per noi una minaccia?

- Credo che la nostra richiesta debba essere presa in considerazione da qualcuno di grado più elevato del suo, visto che è evidente che non ha la minima idea di chi sia il suo interlocutore. Non c’è alcuna minaccia da parte nostra. Crediamo che l’uso della forza non sia necessario, non nei vostri confronti, per lo meno. Ciò non toglie che, in alte condizioni, potremmo rappresentare una minaccia per voi. Ma, torno a ripeterlo, non sono queste le nostre intenzioni.

Se non può prendere una decisione da solo si sbrighi a contattare qualcuno che può.

Adam stacca la comunicazione e si siede in attesa.

Arthur Douglas alza gli occhi dal libro e fissa per un attimo il suo compagno di squadra.

- Se continuerai ad interloquire in questo modo con le tue controparti finiremo per trovarci in un conflitto inutile.

- Non preoccuparti, so quel che sto facendo.

- Speriamo.

 

Terra. Boston. Un attico del centro.

L’uomo col costume verde e viola passa in rassegna i fascicoli di alcuni mercenari con una smorfia di fastidio sul volto.

- Promemoria, i mercenari metaumani si dividono in due categorie, quelli con attrezzature tecnologiche a bassa potenza e quelli stupidi. Prendere in considerazione la possibilità di potenziarne uno della prima.

 

Spazio. Yamato. Ponte di comando.

Pip sta indossando una tuta per i lavori extraveicolo. Sulle spalle le bombole di uno spruzzatore ad alta velocità, un colossale aerografo.

- Continui con questa buffonata, Pip?

- Certo, mia cara, dovremmo anche battezzarla con lo champagne, una volta terminati i lavori. Possibile che dopo tutti gli anni di studi presso i monaci di Pama tu non capisca questi piccoli particolari?

- Ma uscire a scrivere il nome sulla nave proprio in questo momento…

- Che vuoi, potrei passare le lunghe ore di attesa leggendo libri come il nostro redivivo Arthur, ma non è nel mio stile.

Detto questo Pip si avvia verso la camera di decompressione.

- Pronto? Parlo con la base dei Vendicatori della Costa Ovest? Una stramaledetta segreteria. Cerco Eros. Sono Dragoluna! Richiamo il prima possibile, al momento sono nello spazio righelliani. Nel caso in cui senti questo messaggio prima che io ti richiami, contatta l’avvocato Jason Sloan, al numero…

Si volta verso il padre. – Maledico Adam e il giorno che ha avuto questa idea malsana e la mia mancanza di prontezza per non essermi opposta con sufficiente forza.

- Mia cara… Drax solleva gli occhi dalle pagine – Chi trova mai la forza di opporsi al nostro comune amico?

 

Spazio. Yamato. Una sala da allenamenti.

Gamora, un grosso fucile a tracolla, rimbalza per la stanza sparando all’impazzata con le due pistole che impugna. I colpi si infrangono senza successo sul campo di forza del super skrull, che proietta degli spunzoni dalla superficie dello schermo. I suoi colpi non sfiorano neppure la donna.

Gamora lancia le pistole mentre con un salto acrobatico evita le palle di fuoco lanciate da K’lrt e fa passare un pugnale nel varco del campo di forza prima che questi possa richiuderlo.

Super skrull evita il pugnale per un pelo dividendo la testa in due e reagisce con una serie di sfere di energia che iniziano a vorticare attorno a Gamora senza riuscire a sfiorarla.

La donna imbraccia il fucile a concussione e spara contro lo schermo di K’lrt. L’impatto è tale da scagliarlo contro il muro. Lo skrull illeso grazie ai suoi poteri, vola contro Gamora alla massima velocità. Lei si sposta all’ultimo momento e con un paio di salti mortali si porta alle spalle del super skrull un istante prima che questi richiuda il campo di forza. Mentre K’lrt si guarda attorno Gamora gli appoggia una mano sulla spalla – Toccato.

- Combattere contro te e Adam è umiliante per un guerriero skrull. Soprattutto perdere così facilmente con una donna.

- Mio caro, il fatto che parlino di me come della donna più letale del cosmo non significa che esistano uomini più letali, solo che non vogliono riconoscerlo.

 

Terra. Vermont. Quaranta chilometri a sud di Montpellier.

Un magazzino in mezzo al nulla. In lontananza, a nord, si vedono le luci di un paese, forse 300 anime. A sud, non molto distanti, sfrecciano le auto sulle corsie dell’autostrada. Siamo nel punto C, il luogo ideale per i nodi di interscambio della globalizzazione.

In realtà questo, come tanti altri, serve a nascondere qualcosa di più segreto, se non più pericoloso.

Dentro un centinaio di agenti dello Shield, in gran parte di nazionalità americana, si alternano in rilassanti turni di guardia. Malgrado le recenti disavventure con l’elivelivolo nessuno si aspetta realmente un attacco ai magazzini, pur essendo contenuti, in alcuni di essi, oggetti realmente pericolosi.

Tutto ciò sta per cambiare.

L’esterno è vuoto, così come tutto il piano sopra il livello del suolo, affidato alla sorveglianza elettronica e a quattro LMD armati.

Un oggetto vola in direzione dell’istallazione a velocità semi relativistica. L’onda d’urto spazza il territorio, rimovendo e rovesciando ogni cosa non solidamente fissata al terreno e provoca uno squarcio, non profondo, nella terra stessa, sulla scia del passaggio.

Il magazzino crolla in più punti. Subito gli allarmi scattano. L’oggetto torna, a velocità nettamente più bassa, si ferma per un attimo sopra l’istallazione, quasi a cercare un varco. Un uomo, alto, con una tuta aderente, nera, ed una specie di cerchi concentrici al posto del volto.

Riparte subito in direzione del magazzino. Si insinua in uno squarcio, scansando i colpi del sistema di difesa automatico, per lo meno della parte ancora in funzione, e sparisce all’interno.

Il personale di guardia accorre, mentre gli agenti degli altri turni si affrettano a prepararsi, ma l’invasore, scansando i pochi colpi che riescono a sparare, li distanzia, dirigendosi verso la parte più profonda del complesso. Davanti ad una porta sorvegliata si ferma. Neutralizza, apparentemente senza difficoltà, le cinque guardie e si avvicina alla pesante lastra metallica. Vi si appoggia, testandone la resistenza, apparentemente indifferente ai potenti campi elettrici che la attraversano. Si stacca, la porta emette uno sfrigolio, cortocircuitandosi, poi l’uomo affonda entrambe le mani nel metallo, strappando la pesante lastra, apparentemente senza sforzo.

Entra. Analizza per un po’ il contenuto del magazzino poi si dirige verso un contenitore metallico che strappa. All’interno un oggetto che, nella sua semplicità, ha dell’impressionante.

Dentro una piramide trasparente, con gli spigoli percorsi da tubi metallici e sfere agli angoli sta sospesa una piramide rovesciata, color oro, le cui facce sono divise in tanti piccoli triangoli.

L’oggetto inizia a levitare sopra l’uomo e nell’aria inizia a formarsi una cabina di vetro con una base metallica molto complessa. L’uomo afferra la piramide che inizia a brillare e sfrigolare.

Poi entra nella cabina mentre fuori si inizia a sentire il vociare delle guardie.

Quando queste arrivano trovano una cabina di teletrasporto completamente fusa e la struttura del nucleo di energia universale dello psico-magnitron ridotto ad un mucchio di polvere sottile a forma di uno.

 

Spazio. Yamato. Ponte di comando.

Drax alza gli occhi dal libro per osservare Pip che rientra dal suo lavoro all’esterno della nave. K’lrt e Gamora, sempre affaccendati agli strumenti sono i soli altri occupanti della sala. Il segnale di chiamata inizia a suonare.

Alla risposta appare sullo schermo lo stesso funzionario righelliani della precedente chiamata che, con voce ben più deferente, inizia a dire – Mi spiace di non avervi riconosciuti al vostro primo contatto.

Il Sotto Commissario che è al momento al comando di questa nave desidererebbe conferire di persona, invece che attraverso i comunicatori. Se voi non avete nulla in contrario allestiremmo un trasporto anche subito.

- Incredibile in che leccaculo si deve essere trasformato, non appena parlato col suo capo.

- Pip, se continui a crearci imbarazzo dovrò spegnerti la mente, ricordi?

Dragoluna entrando guarda in cagnesco il troll.

- No, non ricordo, come potrei? È lo sport nazionale su Titano?

- Gamora?

- Si, chiamiamo Adam e saremo pronti.

- Eccomi, andiamo.

E si avviano tutti verso la camera di decompressione.

 

Spazio, nave rigelliana.

La Guardia dell’Infinito cammina compatta per lunghi corridoi della colossale neve rigelliana, facendo finta di non notare la scorta armata pesantemente che li accompagna, più compatta attorno al super skrull.

Il piccolo drappello giunge ad una porta e si ferma, senza fare nulla. Dopo pochi istanti la porta si apre e le guardie armate si allargano in due ali. Warlock entra e i suoi compagni lo seguono.

- Benvenuti. Accomodatevi. Devo ammettere che sono sorpreso di vedere uno skrull fra di voi. Pensavamo foste terrestri.

- In realtà solo tre di noi vengono da quel pianeta ed abbiamo viaggiato così tanto che abbiamo difficoltà a considerarla la nostra patria. Se patria deve esservi piuttosto che eterna ricerca.

- Vero. Ma veniamo al dunque, dato che è chiara la ragione della vostra venuta e il tempo a nostra disposizione è poco.

- Poco, dite? Ma noi non abbiamo nessuna fretta e tutto il tempo e la disponibilità per la trattativa.

- Ma l’oggetto della vostra ricerca è qui con uno scopo e se la scelta fosse stata per noi possibile ce ne saremmo disfatti quanto prima, dato che le innegabili qualità che possiede non possono compensare i pericoli a cui sottopone i suoi possessori.

- Eppure qualcuno deve assumere l’onere della sua sorveglianza, di questa più che di altre.

- Ciò non di meno questo oggetto ci serve, per il momento, ed avremo, anzi, bisogno di un aiuto per il suo corretto utilizzo.

- Allora se il tempo stringe basta girare attorno al caso. Ci dica…

 

Terra. Appena fuori dall’orbita.

La navetta gira attorno al pianeta, apparentemente immobile. Al suo interno, l’uomo dall’abito verde e viola muove i guanti dorati sugli strumenti.

Gli occhi volano da un indicatore all’altro, attenti nella ricerca di un segnale tra migliaia di oggetti, per lo più spazzatura, ormai, che orbitano attorno al pianeta.

Ad un certo punto un indicatore di radiazioni da il segnale sperato.

La navetta si muove accostandosi ai pochi resti radioattivi perfettamente conservati dal gelo dello spazio.

 

Spazio. Nave rigelliana. Sala dati.

Warlock osserva gli strumenti con interesse. Gamora accanto a lui, sta già movendo le mani, velocemente, su di essi. Su una specie di sedia sta accomodato Drax, la Gemma del Potere sulla fronte, circondato da energia allo stato puro che lotta per incanalare nel complesso macchinario che riempie tutta la stanza-

- Osservazione. La quantità di energia che l’individuo denominato Drax gestisce col solo aiuto della sua mente è enorme. I miei strumenti sono a malapena in grado di misurarla.

Tutto attorno alla macchina decine di colonizzatori si affaccendano muovendo regolatori e schiacciando pulsanti, rilevando dati e confrontandoli.

L’enorme macchina sembra quasi un formicaio, subito dopo che uno scarpone l’ha schiacciato.[2] Sugli schermi olografici lampi di luce si alternano a forme in rapido mutamento. Un colonizzatore da un ordine e un tecnico si affretta a spegnerli. Il rumore si fa sempre più assordante e l’energia attorno a Drax crepita più violentemente.

- Adam?

Warlock lascia gli strumenti, prontamente sostituito da Dragoluna e si avvicina a Drax, appoggia una mano sulla Gemma e si concentra.

Il turbinare dell’energia si acquieta grazie ai suoi poteri potenziati dalla Gemma.

- Osservazione. I nostri alleati usano il potere delle Gemme in gruppo, collaborando fra di loro. Questo aumenta certamente le loro potenzialità.

Lentamente il campo di energia si va stabilizzando e il rumore diminuisce. Il frenetico movimento dei colonizzatori attorno agli strumenti va rallentando.

Improvvisamente tutto finisce. La macchina, evidentemente costruita a tale scopo, inizia ad aprirsi. Al suo interno un’abbagliante sfera di energia pulsante, insolitamente fredda, come se non irradiasse al di fuori dello spettro visibile. La sfera si muove lentamente fuori dal corpo della macchina.

- Grazie per avermi aiutato. Depositerò la conoscenza in mio possesso nelle altre macchine, prima di andarmene, come da tempo è l’accordo tra la mia razza e la vostra.

Detto ciò sparisce.

- Reistallare il sistema operativo.

L’ordine del colonizzatore risuona nel silenzio generale.

 

Terra. Boston. Un laboratorio.

La vasca di coltura è pronta. L’uomo in viola e verde si affaccenda attorno agli strumenti. Controlla per un’ultima volta una serie di quadranti poi inietta nella vasca parte del materiale raccolto.

 

Spazio. Yamato. Ponte di comando.

- Quindi, di tanto in tanto, per ragioni che non sono in grado di spiegare, i computer che raccolgono tutta la conoscenza accumulata dai registratori si evolvono in creature puramente energetiche e se ne vanno. Il processo è pericoloso, la creatura rischia di divorare tutta l’energia che trova a disposizione, il che può essere mortale su una nave, oppure non trova sufficiente energia e si perdono l’entità, la nave e tutta l’informazione.

È per questo che hanno da tempo sviluppato una procedura per assistere questa “nascita”. L’unico problema è l’energia. Contavano sulla Gemma ma si è dimostrata uno strumento troppo instabile. Hanno accettato la nostra proposta d’accordo perché noi eravamo in grado di controllarla.

Tra le clausole dell’accordo c’era che lo skrull, cioè io, non assistesse alle loro procedure, cioè che non spiassi i loro segreti tecnologici.

- Hanno accettato solo dopo aver verificato di non essere in grado di controllarmi psichicamente. Ho avvertito distintamente il tentativo dei Colonizzatori di prendere il controllo della mia mente. Drax rigetta gli occhi sulle pagine del libro abbandonato momentaneamente.

- Pronto? La mansione dei Vendicatori? Jarvis, sono Dragoluna. C’è Janet? Si, aspetto.

 

Terra. Los Angeles. Un’aula di tribunale

- In piedi, entra la Corte.

- Il primo caso è la richiesta di riconoscimento di esistenza in vita di Arthur Douglas e la figlia Heather. Malgrado il fatto che questo caso, per molti aspetti, non ha precedenti, la Corte ritiene che non vi siano ostacoli al riconoscimento di Heather Douglas mentre si richiede un supplemento d’indagine per quel che riguarda Arthur Douglas, essendosi svolto un funerale in presenza del cadavere, a suo tempo.

Quindi se non vi sono opposizioni riconvocheremo la Corte per ascoltare le testimonianze.

- Vostro onore, sono Bert Hindle[3] e rappresento la Greenwashing che amministra la proprietà del fu Arthur Douglas, rilevate dopo la sua morte. I miei clienti ritengono che questa richiesta, oltretutto indimostrabile, possa danneggiarli. Non avremmo nulla in contrario, malgrado ciò, se i richiedenti fossero chi sostengono di essere e non due sedicenti supereroi. Quindi noi ci opponiamo a questo riconoscimento di esistenza in vita e intendiamo portare prove della sua inammissibilità.

- Bene. Le parti hanno una settimana per presentare le liste dei testimoni. La seduta è aggiornata.

 

Terra. San Angeles. Ufficio di Jason Sloan

Jason Sloan sta riguardando i fascicoli. - Questo è un ostacolo inatteso, ci deve essere qualcosa nell’acquisizione che faccia si che si oppongono. Mai e poi mai mi sarei aspettato una cosa simile. Per quanto li legga i contratti mi sembrano del tutto regolari.

- L’assicurazione.

Adam Warlock sta sfogliando, lentamente, un testo di diritto, fino ad un istante prima apparentemente indifferente alla discussione. Ora alza gli occhi interessato. Sloan prende in mano un altro fascicolo.

- È vero, la polizza era stata usata come garanzia aggiuntiva per un investimento a lungo termine. Il premio è andato quindi a coprire quel debito. Se ora Arthur risultasse vivo dovrebbero restituire tutto con gli interessi. Potremmo offrirgli la copertura del debito in cambio del ritiro dell’opposizione.

- Teniamola come ultima risorsa, non mi va che ci facciamo la nomea di quelli a cui è facile spillare soldi. Piuttosto mi è venuta un’idea per fargli ritirare l’istanza. Pip?

- Si, capo, andiamo.

Jason Sloan assiste allibito alla scena.

- Ma fa sempre così?

- No, ultimamente è più loquace del solito. Capita spesso che dia mezze spiegazioni o faccia accenni anche prima di fare qualcosa ed ha quasi smesso di dire “fidati” a sola motivazione delle richieste più assurde. Credo che una volta o due abbia anche finto di dare ascolto alle opinioni altrui. No, in effetti non fa sempre così, è migliorato di molto, ultimamente.

 

Terra. Montecarlo. Un ufficio.

- Si renderà conto, signore, che non è così facile per noi rilasciare una cittadinanza così, a chiunque.

In fondo non sappiamo nulla di lei, ne quali sono le sue reali possibilità di mantenersi.

- Capisco. Questi sono i documenti riguardanti i conti che ho aperto in questi ultimi giorni presso le vostre banche, in previsione del mio trasferimento qui. Chiaramente sono cifre destinate alle piccole spese, non ha senso trasferire di più fino a quando non ho la certezza di potermi stabilire.

- L-l-le piccole spese? Come le dicevo non è così facile ottenere la cittadinanza, ecco firmi qui e qui.

 

Terra. San Francisco. Ufficio di Jason Sloan.

Si sente un forte sibilo fuori dalla finestra. Dragoluna si affretta ad aprire. Fuori, con il portello aperto, una navetta spaziale. Attraverso il portello si nota la figura, sorridente, di Sundragon.

- Ciao, cuginetta, ti serve una mano?

 

 

Seguimos en combate

 

Bene, anche questo episodio è concluso e ci avviamo alla conclusione della cerca. Come sempre, mi sono divertito ad inserire citazioni qua e la, con non premi in palio per chi le azzecca. Scrivetemi. Le note. Per i colonizzatori righelliani credo non servano, visto che scorrazzano nel cosmo marvel dai primi numeri di Thor, cmq se volete delucidazioni o se volete rispondere al quiz sulle citazioni, di questo o degli altri episodi, l’indirizzo è in cima alla pagina. Per l’uomo in verde e viola e per quello in tuta nera è un po’ presto. Il secondo, poi, aspetta ancora di essere identificato.

Sundragon? Magari inserisco qualcosa il prossimo giro.

bye

 



[1] Ho visto più volte, nei film, muovere con indifferenza delle 48 ore piene di lingotti d’oro. Ho fatto la prova riempiendone una di libri e non si muoveva agevolmente. Sono quasi certo che l’oro pesi più della carta. Magari non sarà inamovibile ma non si sposta con facilità.

[2] Ok, questa citazione è schifosamente semplice, mezzo non premio a chi la centra.

[3] Suggeritomi da Carlo. Vi ricordate di lui?